30.11.2012>10.02.2013
mercoledì-domenica
ore 10.00-18.00

L’Atto primo, che si è chiuso con oltre 5mila visitatori e un ottimo successo di critica, è avvenuto all’insegna di un pensiero innovativo come quello di John Cage, che ha rivoluzionato il concetto di musica nell’epoca contemporanea.

Il percorso era formato da queste mostre:

John Cage 100 anni. Silenzio di Emanuel Dimas De Melo Pimenta
a cura di Emanuel Pimenta e Lucrezia De Domizio Durini

Da quando ad ora di Giorgio Faletti
a cura di Tiziana Leopizzi

Il suono delle cose di Veronica Croce, Massimo Donà, Raffaella Toffolo
a cura di Massimo Donà

Sinestetiche visioni, sound digital art di Giorgio Merigo
a cura di Roberta Semeraro

Emanuel Dimas de Melo Pimenta, musicista, architetto, fotografo, scrittore, considerato concettualmente il figlio spirituale di Cage, è uno tra i compositori che ha collaborato per anni in linea diretta con John Cage. Come ricorda Lucrezia De Domizio Durini, Pimenta “possiede rari documenti storici: video, pubblicazioni, partiture, singolari immagini: tra queste l’unico magistrale lavoro fotografico del famoso loft di Cage, luogo creativo dove lo spazio rappresentava per il compositore materiale spirituale di suoni e rumori per comporre la sua ineffabile musica”. Da John Cage, Pimenta ha ereditato quella visione contemplativa e introspettiva della musica che lo porta ad avere un’esperienza totale dei suoni nella loro oggettività.
La mostra “John Cage 100 anni. Silenzio”, presentata all’Officina delle Zattere, s’inserisce tra le celebrazioni per i 100 anni dalla nascita di Cage.

Un altro dei quattro tempi del primo Atto è scritto da Massimo Donà, con la sua originale mostra “Il suono delle cose”. Come afferma Donà, la stanza dedicata al “suono” delle cose, oltre a proporre una serie di opere (fotografie e disegni), ospiterà delle performance delle artiste Raffaella Toffolo e Veronica Croce che avranno lo scopo di riuscire a liberare il ‘suono’ normalmente inudibile delle cose. “Gli artisti coinvolti in questo allestimento muovono infatti dalla precisa convinzione secondo cui ogni poietés, nel proprio fare, viene mossa, più che dalla volontà di restituire una propria interpretazione del mondo o di trasmettere un qualche messaggio all’umanità, più che dalla volontà di esprimere i propri sentimenti o magari di cogliere il cuore eterno e immutabile della realtà, dalla precisa intenzione di restituire il ‘suono’ da cui ogni realtà (persona o cosa che sia) sarebbe intimamente abitata”.

“Da quando a ora” di Giorgio Faletti, curata da Tiziana Leopizzi, è il momento tanto atteso: musica, pittura e letteratura, espressioni di un unico sentire, finalmente in un fitto dialogo grazie al lessico comune, che le permea e le sottende. Una vera conquista per Giorgio Faletti, la pacifica e consapevole convivenza di queste sue diverse anime, tutte dotate di prorompenti personalità, a tratti in conflitto tra di loro.
La conquista di questa visione aperta della realtà e delle sue molteplici espressioni ritorna nella Sound digital art di Giorgio Merigo.

“Le visioni sinestetiche di Merigo” scrive la curatrice Roberta Semeraro “non sono più immagini virtuali ma reali, poiché la nostra mentalità è cambiata e l’elettronica e poi il digitale hanno dimostrato all’uomo che esistono diverse e altre realtà oltre quella tangibile.”
Merigo, che ha lavorato con la luce accanto a grandi scenografi teatrali, ne conosce i suoi segreti tanto da arrivare allo stesso punto di partenza di Cage: se il silenzio è la fonte del suono, il buio lo è della luce, ed entrambi esistono grazie al vuoto, quell’immenso spazio cosmico che accoglie e rende visibile la vita in tutte le sue molteplici forme.

La mostra Atto primo, quattro tempi è possibile grazie al sostegno di